La musica come strumento di guarigione è stata usata sin dall’antichità. Se ne trovano testimonianze tra i Greci, nella Bibbia e nei Veda indiani. Recentemente si è affermata la musicoterapia, che ha avuto un notevole impulso grazie a studi nel campo medico, fisico e musicale. Nel diciottesimo secolo, il fisico tedesco E. Chladni, scoprì che la sabbia appoggiata su una lamina di metallo applicata a un violino, si dispone in figure geometriche differenti a seconda delle note prodotte, dimostrando così che il suono influisce veramente sulla materia. Nacque la Cimatica, da lui descritta come “studio riguardante le onde“. In seguito, nel ventesimo secolo, H. Jenny continuò queste ricerche sperimentando le vibrazioni sonore su vari tipi di materiali e scoprì che a determinati suoni corrispondono altrettante precise figure geometriche. …Inoltre, vide che i suoni di antichi linguaggi, come il sanscrito o l’ebraico, producono la figura stessa del simbolo alfabetico che si pronuncia. Altrettanto interessante è la scoperta che alcuni disegni corrispondono a strutture cellulari di organismi viventi e che perciò ogni cellula è caratterizzata da una vibrazione specifica, cioè una nota precisa!…” ( tratto da “Cimatica: lo studio delle onde sonore” di Enzo Crotti).
Nel mio lavoro le frequenze sonore del parlato e del cantato diventano mezzi di conoscenza della persona e, quando ne vedo la necessità, mezzi curativi. Il canto investe la parte sonora mentre il parlato quella che riguarda il collegamento tra il linguaggio e il vissuto della persona. Nella mia esperienza ho notato che in ogni individuo, sia nel parlato che nel cantato, ci sono delle altezze in cui la voce risuona più piena di armonici o priva di armonici. La voce parlata, di solito, è condizionata dall’ambiente circostante, per esempio dalla temperatura o dall’umidità dell’aria, dalla lingua parlata nel luogo in cui si vive anche se nei primi anni di vita si acquisisce l’intercalare della madre. Incidono anche lo stato emotivo o il tipo di studi fatti, per esempio chi si occupa di materie scientifiche o filosofiche ha una voce solitamente nasale, al contrario chi lavora nell’ambito letterario o artistico ha un tono di voce centrale. Ritornando alla lingua si nota una differenza tra la lingua madre e quella acquisita tramite studi o migrazioni: quando parliamo una lingua a noi straniera, anche se la conosciamo pienamente, utilizziamo una voce di testa, mentre quando ci esprimiamo con la lingua che abbiamo udito fin dai primissimi giorni di vita si utilizza la zona del petto e di conseguenza l’appoggio sul diaframma. Nella voce cantata le note che risuonano di più dipendono dal registro vocale e anche dal vissuto della persona, dalla sua personalità e dalle sue paure: chi ha paura degli acuti avrà una voce priva di armonici nella zona in questione. E’ possibile lavorare sugli armonici mancanti, migliorando di conseguenza la qualità del suono, con alcuni esercizi. Ad esempio:
1. Posizionare la mano destra a coppa dietro il lobo e sotto l’orecchio destro all’altezza dei linfonodi giugologastrici e vocalizzare.
2. Con il dito indice disegnare davanti a noi un cerchio in senso orario tra il quinto e il quarto chakra ( tra la gola e il centro del petto) vocalizzando: esercizio che io utilizzo con persone molto razionali per arrotondare il suono e aumentare gli armonici del cantato. In caso di persone eccezionalmente razionali chiedo di disegnare un 8 al posto del cerchio.
3. Per chi non ha un suono preciso, magari poco pulito e pieno d’aria o non perfettamente intonato, cioè una tipologia di suono che da ora in poi chiameremo non direzionato, chiedo di disegnare, con le stesse modalità del cerchio, un quadrato.
4. Per ottenere un suono misto fra testa e petto chiedo di disegnare un triangolo al posto del cerchio. La pratica di questi esercizi permette di aumentare in modo permanente gli armonici della voce influendo anche sull’armonia generale del nostro corpo: le vibrazioni acquisite portano chi le pratica a sciogliere le dicotomie alto/basso, razionalità/ corporeità e a trovare nuove armonie interiori che produrranno piccoli o grandi cambiamenti del nostro vivere quotidiano.
La pratica di questi esercizi permette di aumentare in modo permanente gli armonici della voce influendo anche sull’armonia generale del nostro corpo: le vibrazioni acquisite portano chi le pratica a sciogliere le dicotomie alto/basso, razionalità/ corporeità e a trovare nuove armonie interiori che produrranno piccoli o grandi cambiamenti del nostro vivere quotidiano.
Beatrice Sarti e Tania Sighinolfi