Quello che ho potuto maturare dopo la formazione è che, dal mio punto di vista, il metodo verte sull’obiettivo di mettere in equilibrio e di creare un asse armonioso tra il corpo-strumento del cantante e la propria voce. Ciò passa dal riconoscimento del proprio suono, ma ancora prima nel vedersi come strumento.
Quando parlo di suono non mi fermo alla qualità estetica di quest’ultimo, o perlomeno non solo, ma mi dirigo all’intenzione di raggiungerne l’essenza che ci appartiene e che ci nutre ed identifica come esseri umani unici al mondo. Questo fa parte del “riconoscersi” nel suono che la nostra voce produce e possiede.
La voce è il prodotto di diversi fattori che si alimentano in maniera autonoma ma anche mediante lo scambio energetico che effettuano tra di loro. E’ un sistema interdipendente: energia aerea + energia muscolare + energia emozionale + energia mentale + energia ambientale.
Il metodo di Beatrice Sarti ruota attorno ad una combinazione di strumenti di indagine che io ho individuato così:
- componente percettiva del suono: l’ “antenna” come risposta di indagine vocale. Questa antenna è individuabile sopra l’orecchio destro all’altezza della corteccia uditiva, uno spazio sensoriale della zona temporale del cervello che si occupa di selezionare ed individuare i toni e le frequenze dei suoni;
- componente posturale del sono: la voce è influenzata anche dal nostro atteggiamento posturale. Come fisicamente e posturalmente poniamo il nostro corpo determina anche quello che vocalmente emettiamo. La resa vocale capace ed equilibrata è frutto anche di quel buon bilanciamento che deve esistere a livello osseo, muscolare, sanguigno e anche negli organi interni. Contratture, blocchi diaframmatici, salute compromessa alternano il nostro status vocale e ciò che emettiamo non è ciò che realmente possiamo portare fuori in una condizione armoniosa del nostro strumento vocale.
(Valentina Rambelli, insegnante di canto)